Questa frase può sembrare banale, però contiene una grande verità.
Per comprendere meglio la profondità di questa affermazione, anzitutto è importante dire che il conflitto è neutro. Cioè non è buono o cattivo, come spesso possiamo pensare, ma dipende da come viene affrontato.
I conflitti interpersonali possono essere vissuti con violenza, così da distruggere la relazione, oppure possono diventare occasioni di crescita per le persone coinvolge.
Il conflitto, infatti, rimette in discussione le relazioni, evita la stagnazione, chiarisce le posizioni e permette un nuovo adattamento.
L’esempio più evidente sono i conflitti in famiglia con i figli adolescenti rispetto alla gestione delle regole di base di convivenza, oppure per la gestione degli orari di rientro a casa, etc.
Quando un figlio o una figlia entrano nell’adolescenza, tutta la famiglia è chiamata a cambiare, a trovare un nuovo aggiustamento. Trovare un nuovo modo di stare assieme, stando meno assieme (perché il ragazzo/a giustamente iniziano a sperimentare il mondo esterno).
Se quindi il conflitto è neutro, il modo che abbiamo per trasformarlo in un conflitto evolutivo e non distruttivo è dato da dallo stile di fronteggiamento del conflitto stesso.
In letteratura lo stile di fronteggiamento è chiamato stile di coping. Questi sono schemi di comportamenti che tutti noi usiamo di fronte a specifiche situazioni. Una specie di algoritmo interno che si attiva quando ci troviamo di fronte a un dato evento.
Gli studi scientifici presentano vari stili di coping, qui i principali:
- stile cooperativo
- stile di sottomissione
- stile dominante
- stile evitante
- stile di compromesso
Il primo ha a cuore il gruppo, mentre il secondo, il terzo e il quarto essenzialmente sé stessi. Mentre il quinto è una via di mezzo tra i propri interessi e quelli dell’altro e ha come obiettivo quello di risolvere positivamente il conflitto.
Di fronte a un conflitto in famiglia i vari componenti agiscono utilizzando il proprio stile di coping. Importante affermare che questo stile è appreso principalmente nell’infanzia, e poi dalle successive esperienze che si vivono. C’è si una componente legata al carattere, ma non anche una componente appresa.
I bambini e le bambine costruiscono il loro stile di coping in famiglia e nei luoghi sociali che frequentano. Lo fanno naturalmente, automaticamente, osservando il comportamento degli adulti di riferimento quando questi entrano in una situazione di conflitto.
Ecco che in famiglie dove, di fronte ai conflitti piccoli o grandi che siano, gli adulti adottano uno stile cooperativo o di compromesso, i figli lo apprenderanno.
Una volta appreso lo stile di coping lo si porta fuori dalla famiglia. I bambini, una volta diventati adulti, porteranno il loro di affrontare i conflitti nel luogo di lavoro, nella loro futura famiglia, nel sociale. Ecco perché si dice che la pace si costruisce in famiglia, perché è il primo e più importante luogo in cui si impara a cooperare e a trovare compromessi. Cooperazione e compromesso sono le basi per un clima di pace e serenità non solo in famiglia, ma in ogni conteso sociale.