Natale in lockdown con i figli. Il piacere della cucina da condividere
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“Sarà un Natale diverso” è la frase che risuona di più in questi giorni. Lo abbiamo capito da un po’ a prescindere dalle indicazioni governative. Ma questo ritornello credo ci serva per prepararci alla ricorrenza da vivere quest’anno come una preziosa occasione relazionale e educativa.

Bloccati in casa, avremo bisogno non solo di stare vicini tra di noi e distanti dagli altri per combattere il contagio, ma soprattutto trovare momenti di reale condivisione familiare per contrastare sconforto, apatia e ridurre l’uso compulsivo dei dispositivi digitali.

Un’occasione che può servire per contenere quel fenomeno deleterio per le relazioni chiamato phubbing, cioè isolamento sul proprio smartphone che esclude chi in realtà sta vicino o di fronte. Un comportamento ormai diffuso tra grandi e piccini, che il distanziamento sociale può aumentare. Lo sforzo in queste prossime feste potrebbe essere quello di coinvolgere di più i figli in attività comuni e farli collaborare in casa più di quanto accada di solito.

Il “fare insieme” in cucina, ad esempio, è un’occasione preziosa dal punto di vista educativo. Preparare un pranzo, un dolce o altro è assai utile perché fa fare ai bambini attività manuale e, alla fine, è esperienza gratificante. Dà reale soddisfazione e ricompensa  il vedere che quello che ho preparato piace e fa sperimentare il senso buono dell’autoefficacia, quello che secondo lo psicologo Bandura porta a dire “E’ mio il merito!”.

Cucinare insieme punta sulla collaborazione e la partecipazione che, tra l’altro è un buon modo per combattere la concorrenza spietata della tecnologia. Soprattutto però l’apprendimento cooperativo non esclude l’osservanza delle regole, anzi ne chiede la condivisione e ne sottolinea l’importanza. La realizzazione di una ricetta culinaria è un percorso specifico che prevede passaggi e azioni sperimentate da rispettare anche se sono ammesse varianti creative. Se poi il genitore attribuisce davvero compiti specifici e supervisiona l’attività del bambino con comprensione e non con “buonismo”, la cucina diventa il luogo dove si possono sperimentare responsabilità e impegno come pure capacità di fare scelte, anche minime ma ugualmente importanti, come il poter decidere gli ingredienti aggiungere sulla pizza o la forma da dare a un dolce prima della cottura.

Imparare facendo però deve essere più un gioco divertente che una prestazione. Ancor meno una competizione. E tra le cose che più valgono di questa esperienza vi è il recupero del valore del tempo. In particolare quello dell’attesa perché oggi non sappiamo più aspettare, e i piccoli imparano presto che basta premere un pulsante per far comparire e scomparire la realtà virtuale. L’arte di cucinare invece richiede tempo, quello della preparazione e quello dell’attesa della cottura. Così la cucina, luogo per eccellenza di trasformazioni, è il posto in cui si può cogliere il valore che hanno la pazienza e la resistenza nell’apprendimento e nel cambiamento. Grazie ad esse ci è possibile godere il piacere delle conquiste e dei risultati ottenuti oppure accettare l’insuccesso e ricominciare daccapo.

Collaborazione e condivisione sono allora proposte da promuovere in queste festività blindate. Magari con i figli più grandi si potrà provare a condividere anche la tecnologia. Sarebbe l’occasione per non sentirla e non farla sentire ai figli come una nemica solo da combattere. Utilizzare insieme dispositivi e giochi, condividere momenti di attività comune con lo stesso smartphone o lo stesso tablet è possibile e serve per creare alleanze nuove e a ridurre la distanza tra le generazioni.

Ormai ci sono una quantità di giochi che possono essere fatti sullo stesso schermo. Basta cercare l’applicazione più adatta per sperimentare con i figli vicinanza e reale condivisione sia dello strumento che del divertimento, che è ben diversa da quei “like” automatici e compulsivi che ci siamo abituati a mettere ovunque senza una reale partecipazione

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