Sulle orme di un enigma. Trekking nelle terre di Agrigento
Share :

Fra i  personaggi che ci permettono di volare col pensiero fra letteratura, isole, umano sentire, storia, mito, Minosse giganteggia. E le sue mitiche vie ci conducono stavolta da Creta alla Sicilia.  Sulle orme di un enigma degno di Dedalo, intraprendo questo trekking tra i paesi di Raffadali e Santa Elisabetta, a una ventina di chilometri da Agrigento.

Lasciata la macchina in un piccolo parcheggio vicino al cimitero del paesino di Santa Elisabetta, imbocchiamo una stradina, lateralmente alle mura del cimitero. Già  fino dalla base del Monte è  visibile la cima. Sul bellissimo sentiero a lastroni di pietra ci guida un ragazzo che illustra le novità legate al sito, intessendo abilmente passato e presente dei ritrovamenti archeologici. Sulla cima del Monte Guastanella, verso cui ci stiamo dirigendo, si possono ammirare alcune grotte con tombe preistoriche risalenti al periodo neolitico(4000 a.c.), oltre ai resti di una fortezza araba utilizzata come luogo di deportazione e nella quale fu prigioniero per ben tre volte, in periodi successivi, il vescovo di Agrigento, Ursone. La fortificazione fu distrutta da Federico II di Svevia tra il 1221 e il 1232 dopo la sconfitta degli Arabi. Della fortezza non rimangono che poche rovine. 

L’intero sito archeologico è molto piccolo, ma in compenso, come sempre, raggiungere la  vetta regala la possibilità di ammirare splendidi scorci dell’entroterra siciliano, sempre un po’ in ombra rispetto al litorale. Qui – racconta la nostra guida – sulle falde del Monte  Guastanella, secondo la tesi oggi avanzata dall’archeologa Rosamaria Rita Lombardo,il Mitico re di Creta avrebbe trovato sepoltura.E’ di questa studiosa l’ ipotesi che qui sarebbe il sito dell’antica città di Camico e della tomba-tempio di Minosse, «sepolto regalmente con grande fasto”, secondo quanto scritto da  Diodoro Siculo. “Le mie ricerche sono avvalorate da studi scientifici e archeologici – afferma la Lombardo – su tutte le fonti esistenti, che ho ritradotto: già Erodoto nelle Storie lo menziona, poi Aristotele,e storici minori interessantissimi per le indicazioni topografiche del luogo in cui sorgeva Camico nonché la tomba-tempio di Minosse, di cui parla soprattutto Diodoro Siculo che la descrive in maniera diffusa perché la vide». Le recenti ricerche dell’archeologa trovano illustre riscontro negli studi del roveretano Paolo Orsi, pilastro della ricerca archeologica in Sicilia. Una sorta di “incontro a ritroso” fra i due, avvalorato dalla pubblicazione di due libri della studiosa, L’ultima dimora del re L’enigma di Monte Guastanella;  la donna non nasconde l’ambizione di vedere avviare degli scavi a Guastanella, sotto la propria egida.

Ma cosa portò Minosse in questa parte della Sicilia?Ci arrivò inseguendo sull’isola il suo geniale architetto Dedalo. Di quest’ultimo è famosa la fuga dal Labirinto insieme allo sfortunato e temerario figlio Icaro. Era stato il suggerimento di Dedalo ad Arianna, a consentire a Teseo, ricordate lo stratagemma del filo?, di penetrare nel Labirinto ed uccidere il feroce Minotauro. Minosse, adirato per l’uccisione del toro mostruoso, aveva imprigionato Dedalo ed il figlio, ma il genio trovò modo di volare via costruendo delle ali di cera e piume. Purtroppo Icaro non superò il volo, e Dedalo, sopravvissuto al figlio, arrivò in Sicilia , proprio nel territorio che sto attraversando, e fu accolto dal re Cocalo, felice di avere al suo servizio un famoso creativodi quel calibro, che in Sicilia diede ampia prova delle sue abilità. La stessa città di Camico, individuata adesso nel sito di S. Angelo Muxaro, sarebbe stata progettata ed eretta da Dedalo,oltre ad altre innumerevoli opere quali le mura di Erice, una kolymbethra (vasca o piscina) sul fiume Alabon presso Megaride, l’odierna Megara Hyblaea, e ancora i bagni di vapore,una grotta artificiale presso Selinunte, forse proprio le Terme del Monte Kronio (Sciacca)..

Ma lasciamo Dedalo alle sue invenzioni e ritorniamo a Minosse che organizza una spedizione con tanto di flotta per inseguire e trovare il suo architetto.Sbarca in una località nel territorio di Agrigento (si pensa alla spiaggia di Capo Bianco nei pressi di Eraclea Minore), poi chiamata in suo onore Minoa, e per trovare Dedalo s’inventa uno stratagemma: promette una ricompensa a chi riuscirà a far passare un filo attraverso le spirali di una conchiglia di chiocciola. Naturalmente nessuno riesce fin quando il Re Cocalo chiede  a Dedalo di trovare una soluzione. Il creativo, pratica un buchino in cima alla spirale, lo cosparge di miele, quindi  lega un filo sottile ad una formica che, guidata dal profumo del miele, si inoltra in quel nuovo labirinto, raggiungendo l’uscita.

Quando Cocalo mostra la soluzione a Minosse, questi capisce che Dedalo non è lontano e chiede a Cocalo di restituirgli il fuggitivo, come dire, “Cocalo, rinuncia alle innovazioni tecnologiche!”. Che fa allora Cocalo? invita nel suo palazzo Minosse promettendogli di assecondare le sue richieste. Nella Reggia, Dedalo aveva realizzato dei bagni stupendi e Cocalo invita l’ospite Minosse ad un lavacro, secondo l’uso del tempo. Ma mentre l’ignaro Minosse prende il bagno servito dalle stesse figlie di Cocalo, le fanciulle, violando le sacre leggi dell’ospitalità, lo affogano nell’acqua calda. Cocalo restituisce il corpo ai Cretesi, dicendo loro che Minosse era morto scivolando accidentalmente nell’acqua calda o secondo altre versioni della Leggenda di Dedalo e Minosse, lo seppellisce in una Grotta identificata con le Grotte della Gurfa (Alia). Calogero, la nostra giovane guida, ci dice infine che la RegioneSicilia ha inserito il Mito di Dedalo e Minossee nel registro LIM (Luoghi dell’identità e della Memoria)

Share :