Una comunità più educante contro la violenza sui minori
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Se vai a leggere “Restituire il futuro”  che  è un report recente sul maltrattamento minorile in Italia, ti vien da pensare che per i diritti dei bambini siamo ancora fermi al passato. Credevamo ormai remota la loro violazione e che l’attenzione e il rispetto fossero in crescita. Invece “viviamo in un paese immaturo, dove il bambino non è ancora considerato soggetto di diritti”. Dice Gianfranco Visci, presidente del Cismai, quando presenta il rapporto del Cesvi, l’organizzazione di Bergamo che da anni si occupa di promozione dei diritti umani e ha curato rapporto annuale.

Lo capisce chiunque allora che l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia del 2020 è uno sguardo allarmante e dettagliato, regione per regione, che denuncia quanto la violenza sui bambini sia ancora elevata e sommersa. Coniugando i dati con il tempo del Covid-19 che ha registrato un aumento delle situazioni di violenza domestica nel nostro paese, il fenomeno dell’abuso sui minori, è ben lontano dall’essere sotto controllo.

Non lo è neanche nelle regioni come l’Emilia-Romagna o il Trentino–Alto Adige che, come dice il report, per contesto ambientale e sistema di servizi, fronteggiano meglio di altre il fenomeno. Lo rende ancor più evidente, la denuncia del Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Provincia di Bolzano che qualche giorno fa ha dichiarato nei mesi recenti del dopo lockdown, un aumento del 267% del maltrattamento minorile rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il significato da cogliere risulta chiaro. Gli abusi sui minori che, come sappiamo possono essere di diverso tipo e tutti ugualmente gravi, vedono ancora come principale palcoscenico il contesto familiare e la realtà di un gran numero di relazioni parentali sovraccariche di conflitti e di prevaricazioni in cui i figli assistono e subiscono in silenzio.    

È la violenza, che è giusto chiamare invisibile, quella che sfugge in gran parte perché si annida nascostamente nei rapporti in cui prevale scarso rispetto e svalutazione, distanza affettiva e indifferenza che stanno alla base di una diffusa povertà educativa e sembra ormai caratterizzare la comunità educante di questo tempo.

In fondo, a dispetto di ogni errata convinzione che fa pensare il bambino al centro dell’attenzione comune, cresce la distanza dello sguardo, ovvero la trascuratezza materiale e affettiva. Essa è una forma grave di abuso che, ormai, ha superato per diffusione la violenza fisica diretta e ne fa una piaga inaccettabile della nostra società. Così è sconvolgente la denuncia dell’OMS quando dice che nel mondo “3 su 4 bambini hanno subito una qualche forma di violenza”.

È per queste ragioni che trova significato quel “restituire il futuro” ai bambini. Risulta essere un impegno collettivo e una speranza, dove deve prevalere la necessità urgente di sostenere la famiglia, i suoi compiti e le sue funzioni. E più ancora la genitorialità che ha bisogno di diventare maggiormente autorevole e resiliente, capace di sostenere il carico impegnativo dell’educazione dei figli insieme alle incombenze quotidiane e alle difficoltà dell’esistenza. Resilienza che consente di tenere botta e di attingere alle risorse interne nelle situazioni di stress ordinarie e straordinarie come questa pandemia, ancora presente, che mette a dura prova ciascuno di noi.

Pensare al come fronteggiare il fenomeno del maltrattamento dei minori, vuol dire oggi, ancor più del passato, mirare all’attivazione di progetti di prevenzione precoce rivolti a genitori e educatori. Diceva Bowlby, psicologo e psicoanalista, che “una comunità che ha a cuore i suoi bambini deve proteggere i suoi genitori”. E noi sappiamo che sviluppare e sostenere con determinazione programmi di sostegno psicologico e di accompagnamento alla genitorialità ha già dimostrato di essere utile a contenere le vulnerabilità degli adulti e contrastare l’abuso sui bambini e gli adolescenti.

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