VACANZE. Il tempo del “noi”
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Le ferie agostane sono sinonimo di vacanza, cioè di un tempo vuoto da impegni e attività. Sembra che l’azzeramento delle incombenze lavorative e quel misto di divertimento e svago che ci aspettiamo, siano ciò che ci serve per contrastare lo stress e “vaccinarci” per un anno intero.

Una visione riparativa e magica che però trascura il significato di vacanza come opportunità di ri-equilibrio psico-fisico e mentale, i cui benefici non sono definitivi ma vanno sempre ricercati.

Qualche tempo fa gli americani avevano inventato la parola “Staycation”, un neologismo per dire che si può fare vacanza rimanendo a casa senza farsi travolgere dallo stress delle ferie di massa. A me piace pensare che, evitando per quanto possibile la frenesia delle vacanze in coda, servirebbe già uscire dalla routine abituale e spostare la mente sul “qui e ora”. Cioè trovare luoghi e tempi in cui dare attenzione a ciò che ci accade, a quello che facciamo insieme a chi ci attornia, occuparci del “noi” e dei rapporti con chi amiamo.

Per riuscirci serve iniziare col ridurre il multitasking, che è quel fare nevrotico molte cose insieme e riappropriarsi di un tempo lento, libero dalla competizione che spesso è ciò che brucia relazioni e esperienze e ci lascia sempre insoddisfatti. Staycation come tempo per le relazioni e per un “noi” quotidiano e trascurato.

Con gli amici e le persone cui vogliamo bene potrebbe essere il tempo dell’ascolto partecipato, pratica quasi dimenticata in un pianeta di logorroici. Con la famiglia, le ferie potrebbero servire per ritrovare ritmi diversi e un dialogare più calmo e intimo. Le vacanze come vuoto di doveri e di necessità, potrebbe essere il tempo del “play” più che del “game” come si dice in inglese dove il primo è “divertimento” e il secondo più “competizione”.

Ci potrebbe aiutare il giocare come fanno i bambini per il gusto di divertirsi e farsi coinvolgere senza la smania di vincere.

E poi le vacanze anche per sperimentare con i figli attività educative diverse come quello della “dieta tecnologica”, utile esercizio per imparare a contenere l’uso dei dispositivi digitali e dare un tempo adeguato a smartphone, tablet e PC.

Credo sia un’idea urgente da attivare e, se non un’imposizione, un buon negoziato con i figli e il partner, utile a trovare il piacere di fare cose insieme e scoprire che è possibile governare la tecnologia.

Le vacanze con i bambini e le attività con la famiglia vanno però programmate, se possibile, con un piano organizzativo informando i piccoli sul luogo dove andare e sulle cose possibili da fare per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti e accettare gli imprevisti.

Con i preadolescenti ancora di più serve condividere il progetto e trovare compromessi ricordando che loro non pensano alle vacanze come inerzia totale né che possano godere come noi l’estasi di un tramonto. Hanno invece bisogno della compagnia dei coetanei, del frastuono dei loro giochi e anche di controllo e di coinvolgimento nelle nostre iniziative.

Vacanze, dunque come tempo del “noi”.

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