La presunzione
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La presunzione è una passione nel senso che è una congettura o una sorta di giudizio persistente senza prove che la supportano. Chi lavive si affida solo a se stesso, a ciò che sente o intuisce.

Nella presunzione si coniuga l’intuizione, l’immaginazione ma anche la creatività del pensiero. Ed è chiaro che questa passione vissuta così con piena partecipazione ha un tratto positivo perchè attiene ad un soggetto che è capace di vedere o sentire anticiaptamente, di percepire quello che gli altri non avvertono. È un sentimento che caratterizza che ha una certa capcità di giudizio e di valutazione, chi si fida di sè e delle proprie percezioni.

È una passione che alimenta e fornisce energia a chi la vive e la sperimenta perchè è utile ad affrontare la vita e a superare le difficoltà. È una dote positiva che spinge oltre i fatti così come appaiono a prima vista.

Può essere però anche una passione perturbante, negativa. Una zavorra che pesa oppure un sentimento arrogante e superbo quando sconfina. Perchè la presunzione se oltrepassa un certo limite, ma soprattutto se non contiene la categoria del dubbio diventa una dimensione del giudizio senza appello. È allora che questo atteggiamento si colora di tinte pesanti e oscure perchè è una passione che porta chi la vive all’incapacità di ascoltare le ragioni dell’altro. Contiene il deisderio di prevalere e la voglia di soprafffare.

La presunzione non di rado deriva da un’alta considerazione che l’individuo prova per se stesso, dal sentirsi sicuro di sè e delle proprie conoscenze. A volte così questa passione rende ciechi o, quanto meno immodesti e incapaci di umiltà e di confronto. Produce chiusura alla relazione e difesa rispetto ai bisogni di chi sta attorno. Il presuntuoso infatti sembra essere arroccato nel suo spazio mentale, chiuso come in una fortezza dalla quale non sa usicre.

In altre parole la presunzione è spesso una passione che ha radici in un IO ipertofico, che si sovrastima ed è incapace di fare autocritica, di guardarsi dentro e riconoscere le proprie debolezze. Ciò può essere il risultato di una estesa svalutazione ricevuta durante l’infanzia che poi, per reazione, è stata compensata eccessivamente.

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