“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine
e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.”
(Rita Levi-Montalcini)
Agosto 2018. Una ragazzina svedese. Quindici anni, sindrome di Asperger. Per tre settimane salta la scuola: protesta per il riscaldamento globale. Sul manifesto che tiene davanti a sé si può leggere “Sciopero della scuola per il clima”. Una protesta nata per mettere davanti agli occhi dei potenti la necessità urgente di fare qualcosa per arginare i cambiamenti climatici, perché la sua generazione possa sperare in un pianeta su cui vivere. Grazie ai social, la protesta diventa virale. Intanto la ragazzina annuncia che sciopererà ogni venerdì finché il governo svedese non predisponga effettivamente un piano che permetta che l’aumento della temperatura globale, rispetto ai valori dell’era preindustriale, sia di meno 2 gradi centigradi. L’azione della ragazzina diventa mondiale, diffondendosi non solo in Europa, ma anche in Australia e America. Il suo esempio, infatti, è seguito da molti altri giovani e non giovani che, proprio come lei, decidono di interrompere qualsiasi attività durante il quinto giorno della settimana per pretendere un intervento contro l’innalzamento delle temperature che sta interessando e distruggendo il nostro pianeta.
È lo slogan ”Pensare globalmente, agire localmente”, a sintetizzare la tendenza ad affrontare l’emergenza assoluta partendo dalle piccole dimensioni in cui concretamente s’influisce e su cui si ha potere. Come del resto è il modo in cui la questione ecologica si è posta in questi ultimi anni: come emergenza assoluta, dalle infinite implicazioni, che però colpisce i vari territori in maniera diversa. Nascono i Fridays for Future. E nasce un nuovo concetto di eroismo. Che oggi non è più quello (o non solo quello) di compiere eclatanti gesta di guerra o imprese al confine del possibile, ma piuttosto atti di amore, di pace, di forza interiore. Gli eroi di oggi, sono spesso persone comuni che assurgono a modello da seguire per tutte le persone che, per esempio, stanno vivendo un periodo difficile o combattono per vedere affermati i propri diritti (disabili, lgbtq+, ecc.) Abbiamo bisogno di Greta, moderna eroina? Di lei è stato detto tutto e il contrario di tutto. Eroina del cambiamento climatico, ribelle al quiescente conformismo, rivoluzionaria, speranza del mondo, burattino manovrato in oscuri complotti, nuova Giovanna D’Arco.
Per alcuni decisamente simbolo negativo
“Che si disintegri” le augura Vittorio Feltri. Che si distrugga la barca che la sta portando negli Stati Uniti, prega Arron Banks, sostenitore della Brexit. “Insopportabile la petulanza di questa arrogante ragazzina” critica David Dance, attivista britannico di estrema destra. André Pivot, filosofo 84enne, si chiede che cosa abbia a che fare Greta con le sexy ragazze svedesi della sua giovinezza. Pascal Bruckner, 70 anni, ha detto che il viso di Greta «è spaventoso e che ostenta il suo autismo». Michel Onfray, 60 anni e pure lui filosofo, sostiene che Greta «ha l’età e il corpo di un cyborg». Perfino Massimo Cacciari, l’ha invitata a tornarsene a scuola a studiare e ad ascoltare gli scienziati che loro sanno le cose e lei no (sic!).
Per altre simbolo estremamente positivo
Suzanne Moore, tranchant in un articolo pubblicato su The Guardian (1° ottobre 2019), «La sfida di Greta sconvolge il patriarcato. Ed è meraviglioso». Rebecca Solnit, attivista e scrittrice statunitense (autrice del libro Gli uomini mi spiegano le cose. Saggio sulla sopraffazione maschile) le scrive sullo stesso giornale una lettera esprimendo incoraggiamento. Anche Joan Baez le invia su Facebook una lettera aperta di ringraziamento e ammirazione. Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane deputata degli Stati Uniti, che ha presentato al Congresso una proposta di legge che ha chiamato “new deal verde”, dialoga con Greta a distanza.
È necessaria questa ribellione? Sì. Allora è giusto combattere. E abbiamo bisogno di simboli per una ribellione costruttiva.
Our house is on fire, ci informa Greta, e per questo c’è bisogno che ognuno di noi si impegni a spegnerne le fiamme. Con consapevolezza, determinazione e coraggio, dobbiamo appoggiare questa lotta contro i potenti per costringerli a sostituire le loro parole con atti concreti perché il pericolo si proietta sul futuro, soprattutto quello dei giovani. La gioventù che vediamo sfilare, non è passiva come si dice, ma sa lottare perché questa Terra che ci ospita possa continuare ad essere la nostra casa senza che uragani e alluvioni incombano quotidianamente e dove le siccità e l’innalzamento dei mari non pregiudichino la sopravvivenza stessa. La lezione che ricaviamo ancora, anche da questo momento storico, è semplice: Sapersi ribellare è fondamentale per cambiare le cose che non vanno, per approdare a nuovi schemi di vita.
Sognatore, visionario, folle, persona senza il senso del concreto, in realtà il ribelle svolge un ruolo importante nella società: impedisce la paralisi in atteggiamenti che impedirebbero ogni tipo di evoluzione; e questa azione reattiva colpisce sia il livello globale che la sfera privata e familiare, dove, per questo, il ribelle viene spesso ostacolato e denigrato, quando non considerato “pecora nera”.
La standardizzazione sociale non può giustificare l’irrigidirsi dei costumi e tantomeno attestarne la validità: l’aver sempre fatto così non significa che quella sia la cosa giusta da fare. Abbiamo il diritto – dovere di mettere in discussione ciò che ci è stato detto e inculcato, il diritto di opporci a ciò che riteniamo ingiusto, il diritto di far sentire le voci fuori dal coro. Alla maggioranza può fare paura, certo, ecco perciò il ruolo dei ribelli – simbolo: insegnarci a trovare il coraggio necessario per agire il nostro libero arbitrio.
È un malessere profondo che alcuni percepiscono in maniera intensa mentre la maggioranza appare obnubilata da uno stile di vita conformista e grigio. In cambio di una sufficiente (ma quanto certa?) sicurezza, si cede l’espressione del proprio sentire autentico; in cambio di un equilibrio faticosamente raggiunto (e di questi tempi, quanto difficile da mantenere) si rischia di non vedere verso quale disastro la nostra umanità si sta avviando.
Perché è vero: la disobbedienza alle norme di consuetudine, che non costituiscono più un valore accettabile, può portare a cambiamenti drastici, spesso dolorosi per chi non può o non vuole rinunciare a qualcosa pensando al futuro.
Ecco cosa rappresenta quel fagotto – Greta in una recente foto trasportata dai poliziotti a margine di una manifestazione, ecco cosa rappresentano i ragazzi che sporcano (con vernici lavabili) monumenti e quadri, e via via tutti i nomi che man mano, da varie regioni del mondo, vanno facendosi avanti.
Sono gli anticorpi di questo sistema, le forze giovani senza il cui contributo diventa sempre più improbabile il futuro del mondo. Ci chiedono di seminare piccoli atti di ribellione nel nostro quotidiano, attraverso scelte consapevoli di consumo, di lavoro, di etica sociale. Ci chiedono di evolvere, di non rimanere indifferenti. Ci chiedono di non arrenderci.